Le recenti criticità del settore sociosanitario di fronte alla pandemia hanno messo in luce la necessità di nuove forme di assistenza ad anziani e altre figure fragili. Sotto questo aspetto, emergono tematiche importanti quali telemedicina, teleassistenza e residenzialità diffusa. Ci si chiede quali problematiche minaccino ancora l’attuazione di tali forme di assistenza, mentre si cercano nuove soluzioni nell’interesse della salute dei soggetti più deboli. Tra queste, spiccano gli appartamenti protetti come possibile risposta. In cosa consistono? Quali problemi affliggono ancora il settore sociosanitario in Italia? Lo abbiamo chiesto a Mariuccia Rossini, Presidente e Ceo di Korian Italia e Over Spa.
Dottoressa Rossini, cerchiamo di scattare una fotografia più nitida possibile sulla situazione in Italia in tema di residenzialità diffusa, telemedicina e teleassistenza. A che punto siamo?
“Oggi in Italia un anziano bisognoso di assistenza si trova di fronte a due scelte a livello assistenziale: la prima è quella di curarsi a domicilio, spesso con badante. Da qui le prime problematiche, dal momento che spesso la/il badante appartiene ad una nazionalità e quindi una cultura e lingua diversa dall’anziano. Non dimentichiamo che spesso e volentieri l’anziano parla il dialetto e desidera continuare a parlarlo. Dunque la sensazione di isolamento, da parte della persona anziana, persiste anche in questo caso. La seconda scelta per l’anziano, quando la sua situazione si aggrava, è quella della casa di riposo o Rsa, dove l’anziano si trova ad essere istituzionalizzato: nelle Rsa vi sono regole ben precise da seguire e questo può essere un problema per l’anziano, il fatto di doversi abituare ad una struttura e a convivere con altre persone non sempre viene accettato, soprattutto quando la persona presenta solo problematiche di tipo organico e non cognitivo. Tutto ciò può portare ad una regressione della qualità di vita dell’anziano. Esistono poi molte piccole comunità destrutturate poichè prive di regolamentazione. Una problematica dell’Italia è proprio la mancanza di regole comuni tra Regioni e di interlocutori coerenti. Le comunità dipendono da comuni e ogni comune ha le proprie regole, stesso dicasi per le Rsa che dipendono dalle Regioni. La telemedicina, ad oggi, ha trovato applicazione soprattutto all’indomani della pandemia, ma non si può certamente affermare che sia diventata una prassi comune”.
Soffermiamoci sulla telemedicina, un mercato destinato a crescere nei prossimi anni ad un tasso di circa il 25% annuo, per raggiungere nel 2027 un valore stimato di 560 miliardi di dollari. Il traguardo è facilmente raggiungibile? Quali sono le problematiche attuali?
“Quando parliamo di telemedicina parliamo innanzitutto di telemedicina tout court anche in ambito sanitario e ospedaliero. La prima problematica è di ordine medico-legale: la diagnosi come viene codificata in telemedicina? Il secondo punto è che non tutto si può fare in telemedicina. Il terzo punto dolente riguarda la ricettazione. Segue il problema inerente il senso di fiducia del paziente verso il medico. Quinta problematica (e non da ultima) riguarda la misura in cui viene remunerata la prestazione medica in telemedicina. Sicuramente verrà trovata, in tempi più o meno brevi, una strada comune per far fronte a queste problematiche. Sicuramente, applicare la telemedicina su un paziente anziano con problematiche anche di tipo cognitivo risulterebbe più complicato: questi pazienti hanno bisogno del rapporto umano e la telemedicina non può (e non deve) sostituire il rapporto medico-paziente. Il modello organizzativo per l’assistenza agli anziani dovrà necessariamente cambiare. Come Over, stiamo mettendo a punto un nuovo prodotto, fino ad oggi assente in Italia ma molto sviluppato nel Nord Europa e negli Stati Uniti: quello degli appartamenti protetti (o senior housing), dove l’anziano può essere indipendente, continuare a vivere la propria vita, invitare il nipote a altri familiari, condividere momenti della giornata insieme ad altre persone e poter usufruire comunque della presenza h24 di personale specializzato che può intervenire in qualsiasi momento, non solo per problemi di tipo sanitario. Insomma, una via di mezzo virtuosa tra la formula delle Rsa e delle case di riposo e quella di vivere da soli. In queste strutture Over, l’anziano può decidere se preparare la solo il proprio pranzo e la propria cena oppure se farsi portare qualcosa da mangiare o scendere nel ristorante per mangiare quello che si vuole insieme agli altri. Il concetto Over è quello di dare all’anziano l’opportunità di vivere in un appartamento studiato appositamente per l’anziano senza per questo isolarlo. Abbiamo potuto già verificare, ai tempi del Covid, come la solitudine sia altamente lesiva per la persona anziana: con gli appartamenti protetti vogliamo preservare la relazione umana con l’anziano e salvaguardare tutte le sue capacità residue”.
Parliamo anche di rapporto tra sanità digitale e management: il vantaggio clinico derivante dalla telemedicina comporta anche in parallelo un miglioramento organizzativo delle strutture che si occupano delle persone più fragili?
“Assolutamente sì, poichè con il digitale è possibile migliorare i processi: si pensi soltanto al tempo sprecato per la compilazione di moduli. Liberando l’operatore dal peso di questa incombenza, esso può dedicarsi in toto al paziente. La digitalizzazione è dunque importantissima… a patto che si cambino i processi: se il modo di lavorare rimane analogico, il digitale rimane inutile”.
In merito all’assistenza domiciliare per anziani (ma non solo) il lavoro svolto da Korian senza dubbio suggerisce quotidianamente le strade più giuste da seguire. Cosa avete imparato in questi anni e quali best practice, come esperti del settore, potete dare a chi si occupa di salute delle persone più fragili?
“Il fatto di far parte di un gruppo internazionale ci ha consentito di confrontarci sulle best practice in ogni aspetto. Senza dubbio, lo scambio di informazioni è la base sulla quale si può migliorare ogni giorno. Essere gelosi delle proprie informazioni non porta da nessuna parte: solo attraverso lo scambio, lo studio e le modifiche continue si può migliorare sempre di più. L’importante è avere come obiettivo la qualità di vita del paziente e la qualità percepita. Sicuramente la burocrazia non aiuta a raggiungere questo obiettivo senza intoppi. Tuttavia raccogliere i dati ed elaborarli consente di avere protocolli di assistenza e cura sempre più accurati”.