Lombardia blocca aumenti rette, Conf Salute: “Assurdo e pericoloso”

Il Dipartimento Lombardia di Confcommercio Salute, Sanità e Cura esprime profondo disappunto riguardo alla recente delibera approvata dalla Giunta Regionale della Lombardia sulle tariffe nel settore socio sanitario. Questa manovra, contraddittoria e inaspettata, si discosta nettamente da quanto condiviso fin qui nei Tavoli tecnici in Regione, rappresentando un vero e proprio “fulmine a ciel sereno” per tutti gli operatori del settore.

Ciò che è stato deliberato va contro ogni aspettativa e linea di indirizzo condivisa fino a pochi giorni fa nelle interlocuzioni tra i nostri rappresentanti e la Regione. – sottolinea Luca Pallavicini, presidente nazionale di Confcommercio Salute, Sanità e Cura – Tale decisione non solo sorprende, ma destabilizza l’intero settore, mettendo a rischio la qualità dei servizi offerti ai più fragili”.

La manovra rischia di rappresentare concretamente uno tsunami per il settore socio sanitario in Lombardia. – dichiara Carlo Iuculano, vice presidente e coordinatore Dipartimenti nord Italia di Confcommercio Salute – Mentre riconosciamo la necessità di un equilibrio finanziario, non possiamo accettare che ciò avvenga a scapito della qualità dell’assistenza e del benessere dei pazienti e dei lavoratori”.

La delibera, che si propone di regolare le tariffe assistenziali e bloccare gli aumenti delle rette “alberghiere”, sembra non tenere conto dell’attuale inflazione e delle esigenze crescenti nel settore. Inoltre, la mancanza di una compartecipazione paritaria tra Regione e famiglie è un aspetto che necessita di un urgente riesame.

La preoccupazione principale, rimarca Confcommercio Salute, rimane la salvaguardia della qualità dell’assistenza fornita ai pazienti, specialmente in un periodo di crescenti sfide economiche e sociali. “Chiediamo – conclude Antonio Monteleone, presidente Dipartimento Lombardia di Confcommercio Salute – un immediato confronto con la Giunta Regionale per rivedere questa decisione e trovare soluzioni condivise che rispettino gli accordi presi e le esigenze del settore”.

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