Dopo l’ammonimento dell’Oms alla popolazione e ai sistemi sanitari mondiali, colpevoli di non aver imparato dalle precedenti pandemie, l’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia un altro importante spunto di riflessione. Secondo un report Oms sarebbero infatti almeno 115.500 tra gennaio 2020 e maggio 2021 gli operatori sanitari e assistenziali del mondo he avrebbero perso la vita a causa della pandemia. Una stima mediana ritenuta attendibile tra un valore minimo di 80mila morti e un massimo di 180mila. Per l’Italia l’Oms indica una stima mediana di 3.970 decessi (stima minima 1.462 e massima di 5.633). Il nostro Paese si collocherebbe così al 7° posto nel mondo per numero di morti tra gli operatori sanitari e assistenziali.
A partire da questi risultati, L’Oms ha siglato una dichiarazione insieme ai suoi partner per promuovere un’azione concreta per proteggere meglio gli operatori sanitari e assistenziali del mondo, non solo da Covid ma anche da altri problemi di salute come burnout, stress, ansia e affaticamento. Nella dichiarazione si chiede ai governi degli Stati membri e alle parti interessate di rafforzare il monitoraggio e la segnalazione di infezioni, malattie e decessi da Covid tra gli operatori sanitari e assistenziali. Un monitoraggio che dovrebbe anche includere la disaggregazione per età, genere e occupazione come procedura standard. È chiesto infine di garantire un accesso equo ai vaccini per dare priorità nella vaccinazione Covid a operatori sanitari e di assistenza.
Il patto mira a fornire agli Stati membri, alle parti interessate e alle istituzioni una guida sui loro obblighi esistenti per proteggere gli operatori sanitari e di assistenza, salvaguardare i loro diritti e garantire un lavoro dignitoso, a prescindere da genere, razza e ogni altra forma di discriminazione. La guida sarà presentata alla 75esima Assemblea mondiale della sanità nel maggio 2022.
Secondo i dati disponibili di 119 paesi, a settembre 2021 due operatori sanitari su cinque erano in media completamente vaccinati, con notevoli differenze tra le regioni e i gruppi economici. Meno di 1 su 10 ha completato il ciclo vaccinale nelle regioni dell’Africa e del Pacifico occidentale. Discorso diverso per 22 paesi ad alto reddito, che hanno riferito che oltre l’80% dei loro operatori sanitari e di assistenza è completamente vaccinato.