L’allarme arriva direttamente dalla Federazione di Oncologi, Ematologi e Cardiologi (Foce), in un report consegnato al premier Mario Draghi e riportato da QuotidianoSanità: in un anno di pandemia, circa il 20-30 % dei trattamenti oncologici sono stati ritardati e addirittura cancellati. Una situazione di forte disagio per le cure diverse dal Covid in Italia, che è costata la vita di 11 milioni di pazienti oncologici, ematologici e cardiologici. Solo a marzo e aprile 2020, per rendere l’idea, sono state 19mila le morti no Covid.
I danni denunciati dalla Federazione riguardano in particolare ritardi o cancellazioni di interventi chirurgici per tumore dovuti ad un affollamento fino all’intasamento delle terapie intensive; altri disagi hanno riguardato la diminuzione dell’afflusso ai Pronto Soccorso e alle unità di terapie intensive cardiologiche di pazienti con infarto del miocardio in fase acuta e riduzione degli interventi di impianto percutaneo di valvole aortiche, di riparazione della valvola mitrale e di angioplastiche coronariche. Ciò ha portato, secondo i dati presentati dalla Società Italiana di Cardiologia, ad un raddoppiamento della mortalità per questa patologia. Ecco le principali criticità emerse dal report della Federazione di Oncologi, Ematologi e Cardiologi.
Mortalità da Covid e patologie non Covid
Per quel che riguarda la mortalità complessiva osservata da marzo a dicembre 2020, i dati Istat, se confrontati con la media della mortalità dello stesso periodo dei 5 anni precedenti, mostrano come si sia verificata una mortalità in eccesso del 21% e cioè valutabile in 108.178 decessi in più, dei quali circa il 69% sono dovuti principalmente al Covid e di questi una buona parte hanno colpito pazienti affetti da patologie cardiologiche od oncoematologiche. Il restante 31% è rappresentato da morti di nuovo legate a patologie non
Covid, soprattutto tempo-dipendenti, vedi patologie cardiologiche, di ammalati che non hanno trovato un’assistenza adeguata e tempestiva in occasione di eventi acuti.
Dai dati Inps calcolati sulla mortalità in eccesso dovuta a Covid verso altre patologie no Covid, l’Italia ha avuto un eccesso di mortalità dovuto a cause non Covid pari al 40% di tutta la mortalità in eccesso con circa 19mila morti in più nel solo periodo marzo-aprile 2020. Di fatto, anche la mortalità direttamente causata da Covid nel nostro Paese si colloca stabilmente come la più alta in Europa con il 3,03% tra i contagiati e 177 morti ogni 100 mila abitanti.
Le cause dell’elevata mortalità
Il Servizio Sanitario Nazionale ha registrato una tenuta complessiva molto scarsa rispetto alla pandemia. Il comparto ospedaliero già al momento dell’inizio della pandemia aveva un numero complessivo di posti letto ordinari per centomila abitanti più basso rispetto alla media europea (314 vs 500) collocandoci al ventiduesimo posto nella classifica tra i Paesi Europei. La situazione oggi non è cambiata. Anzi, la creazione di posti letto per pazienti Covid si sta realizzando a scapito dei posti letto normalmente riservati agli altri pazienti con le altre patologie.
Anche per quel riguarda il Personale Sanitario operante negli ospedali in Italia, nel 2016 i medici ospedalieri erano circa 130 mila e successivamente sono anche diminuiti, in Germania 60 mila in più e quindi 190 mila, ed in Francia 43 mila in più, complessivamente 172 mila. I Governi che si sono succeduti alla guida del Paese negli ultimi anni – si legge nel report – hanno sempre operato tagli orizzontali alle Strutture Sanitarie per quel che riguarda il personale medico e infermieristico, il numero di letti e di prestazioni e l’adeguatezza delle strutture ospedaliere. Gli stessi tagli hanno colpito anche alcune strutture di eccellenza tra cui Ircss oncologici pubblici praticamente smantellati dai loro Direttori Generali e questi sono i risultati.
Un’altra causa della persistente elevata mortalità confermata nel nostro Paese anche di recente è da individuare, secondo il report, nella sequenza delle priorità temporali all’accesso al vaccino negli ultimi tre mesi, che ha portato categorie di cittadini certamente non a rischio di letalità in caso di contagio a precedere i soggetti realmente a rischio e cioè gli anziani, soprattutto gli ultrasettantenni, ed i pazienti fragili affetti dalle grandi patologie. I dati attuali dimostrano che finora il 35% dei cittadini già vaccinati non apparteneva alla categoria a maggior rischio di letalità e soprattutto dei circa 16 milioni di cittadini a maggior rischio solo il 38% ha finora ricevuto la vaccinazione.
Proposte di intervento immediato
Dalla Foce arrivano anche alcune proposte di intervento immediato, riassunte in 8 punti:
- Separazione fra ospedali, ambiti di cura e assistenza per pazienti Covid e quelli per pazienti non Covid. In alternativa si richiede una netta separazione dei due diversi percorsi che preveda anche la separazione di tutto il personale dedicato e dei relativi servizi ospedalieri;
- Ampio utilizzo degli alberghi Covid per i positivi asintomatici e paucisintomatici, ma con sorveglianza sanitaria diretta da parte dei medici di medicina generale e degli specialisti infettivologi;
- Tutte le strutture di oncologia medica, di cardiologia e di ematologia devono rimanere pienamente operative anche a livello ambulatoriale, al fine di svolgere tempestivamente ed efficacemente attività di diagnosi e cura ed anche di garantire la prevenzione terziaria oncologica e cardiovascolare. Va preservata la rete dell’emergenza cardiologica. Le attività di chirurgia oncologica devono essere garantite e devono avere priorità assoluta;
- Gli ospedali devono essere notevolmente potenziati in personale medico, infermieristico e tecnico e nella dotazione strutturale di posti letto e servizi al fine di colmare le lacune esistenti fra Italia e altri Paesi. Deve essere intanto ripristinata almeno la dotazione originaria di posti letto nei reparti di medicina e chirurgia atta a far fronte all’assistenza dei pazienti affetti da patologie non Covid;
- Gli screening oncologici devono ripartire immediatamente ed a pieno regime in tutte le Regioni;
- Da rifondare la medicina territoriale attraverso l’istituzione di strutture ad hoc, atte a svolgere funzioni attualmente svolte dagli ospedali, quali: le attività di follow up e riabilitazione dei pazienti oncologici, cardiologici ed ematologici, di assistenza domiciliare e cure palliative;
- Attivazione e diffusione su tutto il territorio nazionale di programmi avanzati e strutturati di telemedicina con previsione dei costi di sviluppo e gestione ed emanazione di norme specifiche che li regolino, anche a tutela dei medici coinvolti in queste attività;
- Avviare procedure velocissime di acquisizione di nuovi fondi per la Sanità, immediatamente fruibili che compensino anche se parzialmente il gap attualmente esistente con gli altri Paesi Europei e mettano in grado il nostro Paese di affrontare l’emergenza in atto ed il nuovo sviluppo della Sanità Nazionale.
Un Piano Marshall per tornare alla normalità e per un nuovo piano sanitario
Secondo la Foce, dopo l’avvio della vaccinazione sistematica alla popolazione, si deve pensare ad un grande Piano che veda protagonista queste aree mediche ma che serva più in generale anche per le altre patologie. Da un lato per ridurre incidenza e mortalità di malattie non Covid, dall’altro per garantire l’attuale e la futura sostenibilità del Sistema Sanitario italiano. Un vero e proprio Piano Marshall della Sanità italiana che possa agire su diversi livelli e con diverse tempistiche.
Nel breve periodo:
- Una campagna rivolta ai cittadini di sensibilizzazione per il ritorno il prima possibile alla normalità, lanciando messaggi chiari, tranquillizzanti ma forti sulla necessità di riprendere le cure, non abbandonare i piani terapeutici, tornando in sicurezza negli ospedali, riprendendo esami e visite, sottolineando l’importanza favorendo l’aderenza alle terapie;
- Una campagna rivolta alle Istituzioni nazionali, ma soprattutto regionali, perché si riprendano gli screening, si pianificano azioni destinate a recuperare il pregresso che sta diventando importante adottando un impegno straordinario focalizzato sulle patologie croniche, per recuperare i mesi perduti
Nel medio periodo:
- Stabilendo e iniziando a mettere in atto con i decisori nazionali e regionali strategie che possano colmare le lacune strutturali in termini di investimenti in strutture, maggiori posti letto di degenza ordinaria e di terapie intensive, maggiore personale medico (e non), deciso potenziamento di tutto il Sistema Ospedaliero messo così a dura prova dalla pandemia perché precedentemente molto indebolito;
- Rifondazione, completa ristrutturazione della medicina territoriale, in accordo con le linee generali sopra illustrate. Tutto ciò in collaborazione tra la componente tecnico-clinico-scientifica ed i Ministeri della Salute, delle Regioni, dello Sviluppo Economico, della Pubblica Istruzione, della Famiglia, le Regioni, i pazienti (e le loro associazioni), le società scientifiche.