Covid, obesità tra i principali fattori di rischio: i dati dell’Istituto Auxologico Italiano

Durante la pandemia da Covid, l’obesità ha dimostrato di essere un fattore che aumenta il rischio di ospedalizzazione, di essere sottoposti a terapia intensiva o, in casi estremi, di morte. Inoltre, nella popolazione italiana sono spiccate differenze di genere per l’eccesso di peso, con un chiaro svantaggio degli uomini: su 10 uomini adulti, circa 6 infatti sono in eccesso di peso, a fronte di 4 donne su 10. In entrambi i generi il picco di prevalenza si osserva tra i 65 e i 74 anni, dove raggiunge il 53% per le donne e circa il 68% per gli uomini. Lo svantaggio si registra già tra i giovani di 18-34 anni (+40% in media) e soprattutto nel sud Italia (12,4%). È quanto emerge in estrema sintesi dalla nona edizione del nuovo Rapporto sull’obesità in Italia dell’Irccs Istituto Auxologico Italiano.

I dati, sottolinea il Rapporto, disegnano un quadro preoccupante poichè minacciato da diversi fattori concomitanti: certamente l’eccesso di peso, ma soprattutto quanto questo determina in termini di alterazioni metaboliche e funzionali, con le possibili conseguenze sull’intero organismo. La situazione è stata poi complicata dalla pandemia da Covid, con l’impossibilità di svolgere attività fisica in strutture dedicate e la concomitante incidenza di un’alimentazione scorretta e ipercalorica, tanto che dagli specialisti è stato stimato un incremento di almeno il 30% dei disturbi alimentari.

Come sottolinea il Rapporto, i dati sull’obesità in età adolescenziale non sono confortanti: tra i 7 e gli 8 anni, i dati evidenziano che nei Paesi dell’Unione europea quasi un bambino su otto anni è obeso. I Paesi che mostrano i più alti tassi di obesità sono Cipro, Italia, Grecia, Malta e Spagna. L’Italia si colloca nella fascia centrale della graduatoria dei Paesi dell’Unione Europea, con un livello pari al 19%. In Italia, come per gli adulti, tra i 3 e i 17 anni si osserva un forte gradiente territoriale nella distribuzione dell’obesità tra la popolazione giovanile: 34,1% al sud al, 20,0% del nord-ovest, 22,4 % nel nord-est, 23,9% del centro e 28,4% nelle isole, con quote più elevate soprattutto in Campania (37,8%), Molise (33,5%), Basilicata (32,4%), Abruzzo e Puglia (31,2%).

Il Rapporto dell’Irccs Istituto Auxologico Italiano si è soffermato soprattutto su una domanda: l’obesità contribuisce ad aggravare la patologia correlata al Covid? I dati emersi evidenziano chiaramente come l’obesità rappresenti, insieme all’età, uno dei fattori principali nel determinare il rischio di sviluppare una forma più severa di malattia a seguito dell’infezione da Covid. Tale rischio appare più evidente nelle persone sotto i 60 anni di età. Secondo uno studio francese condotto su 124 pazienti consecutivamente ricoverati in un reparto di rianimazione per polmonite da Covid, la percentuale di pazienti con obesità (47,6%) risultava più elevata di quanto precedentemente osservato in un gruppo di controlli storici ricoverati per insufficienza respiratoria non legata a Covid (28,2%). Nel caso italiano preso in esame, di 92 pazienti ricoverati per polmonite da Covid, la necessità di ricevere un supporto ventilatorio e di essere trasferiti a reparti a più alta intensità di cura erano entrambe più alte nei pazienti con obesità (41,4% e 41,3%, rispettivamente) e nei pazienti con sovrappeso (54,8% e 54,8%) che nei pazienti in normopeso (15,6% e 18,7%).

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