Uniformare i trattamenti economici e normativi per gli addetti del settore socio-sanitario-assistenziale e delle cure post intensive, ricondurre in un unico alveo contrattuale applicativo le forme spurie di contrattazione e contrastare forme emergenti di dumping contrattuale presenti nel terzo settore di natura privatistica.
Sono queste le finalità del primo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, da applicarsi agli oltre 40mila addetti dipendenti delle circa 3mila imprese del terzo settore associate a Confcommercio, sottoscritto dai sindacati di categoria Fisascat Cisl e Uiltucs e dall’associazione imprenditoriale Confcommercio, Salute, Sanità e Cura – con l’assistenza di Confcommercio Imprese per l’Italia.
L’intesa, sottoposta fino al 15 settembre alla ratifica degli organismi delle Parti Sociali firmatarie, interviene sulla sfera applicativa e sul sistema di inquadramento, sulle relazioni sindacali (strutturate ai due livelli nazionale e regionale/territoriale/istituzione), sui diritti sindacali, sul mercato del lavoro, sull’organizzazione del lavoro (anche effettuato presso il domicilio dell’assistito) e sulle tutele delle condizioni di lavoro, nonché sul welfare contrattuale e sul trattamento economico normativo, e quindi sulle tabelle retributive, orario di lavoro, malattia, permessi per aspettative e congedi, supporto alla genitorialità, formazione, pari opportunità e sostegno alle donne vittime di violenza.
Il trattamento retributivo prevede un incremento economico a regime pari a € 72,57 (erogati in due tranche: 58,89 € a settembre 2022 e 13,98 a settembre 2023) per il livello medio 4° S con una retribuzione tabellare a regime di 1.411,84 ampiamente in linea con i trattamenti economici previsti dagli altri contratti nazionali di settore. Sono previste anche maggiorazioni per il lavoro ordinario notturno e festivo fino al 25%.
Entro sei mesi dalla sottoscrizione del nuovo Ccnl le parti si incontreranno per la costituzione di un Ente Bilaterale nazionale di settore, che a livello locale si occuperà di promuovere e gestire iniziative in materia di formazione e qualificazione professionale anche in collaborazione con le Regioni e gli Enti competenti. Attraverso apposite Commissioni Paritetiche l’Ente Bilaterale svolgerà anche le funzioni previste a sostegno delle donne vittime di violenza, nonché per favorire e promuovere la parità di genere.
Significativo l’impianto normativo sul welfare contrattuale: le parti convengono di estendere ai lavoratori a cui si applica il contratto l’istituzione del fondo di previdenza complementare attraverso l’adesione su base volontaria al Fondo Fon.Te. già costituito; sul fronte dell’assistenza sanitaria integrativa le parti richiederanno formale adesione al Fondo Est per gli impiegati e alla cassa QuAS per i quadri, a parità di contribuzione e di nomenclatori già in vigore; le parti individuano nel Fondo Interprofessionale For.Te il fondo cui le istituzioni faranno riferimento per l’accesso agevolato alle risorse destinate al finanziamento di programmi per la formazione continua.
«La sfida che anima da sempre il lavoro di Confcommercio Salute, Sanità e Cura è quella di promuovere un cambio di paradigma nell’approccio culturale e operativo nell’ambito dei LEA, in cui strutture e operatori possano essere parte integrante di un processo di crescita efficace ed efficiente – sottolinea Luca Pallavicini, presidente di Confcommercio Salute, Sanità e Cura – All’interno di questa missione è essenziale intendere il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro non solo come fonte normativa attraverso cui definire le regole del rapporto di lavoro ma soprattutto come base per la crescita e lo sviluppo di un intero settore. Siamo certi che questo Contratto rappresenti uno strumento fortemente innovativo per il settore. Un vademecum ma soprattutto un impegno concreto di lavoro a tutela di ogni attore coinvolto».
Per le Parti Sociali «è un Ccnl dalla forte matrice valoriale, sociale, solidale che riconosce dignità ai lavoratori di un settore altamente esposto alle logiche del dumping che l’intesa si propone di contrastare, uniformando i trattamenti economico normativi agli altri contratti nazionali di settore siglati dalle associazioni comparativamente e maggiormente rappresentativi, con la previsione di una clausola di armonizzazione delle previsioni contrattuali a fronte dei rinnovi contrattuali del comparto».