In modo ancor più attento dopo la “pressione” portata dal Covid, è sempre utile sviluppare riflessioni sul lavoro degli operatori socio-sanitari all’interno delle Rsa: una mansione preziosa e indispensabile. Lo spunto arriva direttamente da una ricerca condotta da Fondazione Onda, Osservatorio Nazionale sulla salute della donna e di genere, in collaborazione con il Dipartimento Salute mentale e dipendenze di Asst Lodi, l’Asst Fatebenefratelli Sacco Milano e l’Università degli Studi di Milano. Lo studio ha rivelato come almeno un lavoratore delle Rsa su tre abbia riportato un disturbo psichico, come ansia, depressione e disturbo post traumatico da stress. L’indagine, presentata durante la conferenza stampa del V Congresso Nazionale di Fondazione Onda “Cronicità e differenze di genere”, ha l’obiettivo di valutare l’impatto sulla salute mentale dell’epidemia di Covid a un anno dal primo lockdown dei lavoratori delle residenze socio-assistenziali che fanno parte del network dei Bollini RosaArgento.
La ricerca, svolta dall’8 marzo 2021 per 60 giorni, ha coinvolto 300 lavoratori delle Rsa, con ruolo sanitario come medici, infermieri e fisioterapisti (91), con ruolo assistenziale come Asa E Oss (99) e con ruolo amministrativo (110) e ha valutato attraverso questionari di autovalutazione i livelli di ansia e depressione, i sintomi ascrivibili ad una condizione di disturbo post-traumatico da stress, la qualità di vita professionale e l’adattamento sociale e lavorativo.
“Sono state soprattutto le donne giovani (84% del totale, età media 44 anni) le più coinvolte nella battaglia per assistere i più fragili – sottolinea Giancarlo Cerveri, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Socio-Sanitaria di Lodi – Una battaglia che ha lasciato ferite che sono restate aperte nel tempo. Segnali di disagio sono stati osservati a distanza di un anno: 1 persona su 4 ha mostrato sintomi severi di natura post-traumatica, sintomi depressivi moderati/severi si sono osservati nel 16% del campione e quadri di ansia gravi moderati/gravi nell’11% della popolazione indagata. Quasi la metà del campione (40%) ha riferito un impatto negativo dei sintomi psichici sul funzionamento sociale e lavorativo. La ricerca evidenzia quindi la necessità di interventi specifici di aiuto a queste persone così colpite dalla pandemia e così poco visibili nel circuito mediatico”.
“L’80% di quanti hanno risposto al questionario aveva contratto il Covid e circa il 10% aveva perso un parente o un amico stretto – spiega Luigi Bergamaschini, membro Advisory Board Bollini RosaArgento e autore dell’indagine – Non la fatica fisica per i turni di lavoro ravvicinati ma la paura del contagio e soprattutto la mancanza di una efficace organizzazione aziendale sono state le principali criticità nell’ambiente di lavoro. Delle 34 strutture che hanno aderito all’iniziativa la maggioranza è costituita da Rsa private: questo suggerisce più attenzione nel privato ai problemi legati alla salute-psico-affettiva del proprio personale. In generale manca una cultura della formazione che parta dall’osservazione sul campo e dalla capacità di sapersi confrontare”.