Dati raccolti in formati differenti, con differenti metodologie e in modo diverso anche all’interno dello stesso territorio. E’ quanto emerso dal report sul “contact tracing” del Covid in Irlanda, Italia e Spagna realizzato dall’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie.
Il report
La struttura ha realizzato un’analisi dei dati relativi al 2020 di tracciamento dei contatti Covid raccolti dai sistemi sanitari dei tre paesi, per “comprendere le principali sfide nell’analisi dei dati di tracciamento dei contatti e identificare aree di miglioramento sull’uso dei dati di tracciamento dei contatti per la sorveglianza e la gestione della salute pubblica, nonché facilitare la condivisione di informazioni ed esperienze tra gli Stati europei”.
Tra le difficoltà principali riscontrate c’è la mancanza di una raccolta dati standardizzata, con variazioni significative dei dati raccolti e dei loro formati anche all’interno dello stesso territorio.
Le indicazioni per migliorare
Al termine di un’analisi lunga e dettagliata, l’Ecdc avanza diverse proposte utili a migliorare l’uso dei dati di tracciamento dei contatti.
1) Effettuare la raccolta dei dati utilizzando strumenti digitali che consentono di esportare i dati in formati comuni;
2) In assenza di una banca dati nazionale comune, eseguire regolarmente analisi a livello regionale e locale e condividere i risultati;
3) Per riconoscere facilmente le regolazioni nel set di dati, tenere un registro datato delle modifiche (comprese le modifiche in definizioni e modalità di raccolta dei dati, man mano che si presentano);
4) Mantenere un codebook aggiornato con i dettagli dei dati di tracciamento dei contatti (nome variabile, abbreviazione descrizione, tipo di dati e valori codificati) che possono essere condivisi con i traccianti dei contatti e gli analisti di dati, al fine di migliorare la comprensione e la comunicazione sui dati di tracciamento dei contatti;
5) Sostenere lo sviluppo di un elenco standardizzato di definizioni per i dati di tracciamento dei contatti a livello europeo;
6) Dare priorità ai seguenti indicatori: il numero di contatti per sede (es. comune) e ambiente (ad es. nucleo familiare, luogo di lavoro) e la percentuale di contatti che diventano positivi (tasso di attacco) entro categoria di esposizione, età, luogo e ambiente.