Come far “convivere” l’incertezza economica e la crisi che attanagliano molti paesi dell’area Ocse (in tutto 38), oltre alle pesanti conseguenze della guerra in Ucraina, con la necessità di garantire il mantenimento di livelli adeguati di risorse per la sanità?
Un’analisi dettagliata e delle possibili soluzioni arrivano da un focus della stessa Ocse contenuto nel documento (datato gennaio 2023) dal titolo “Health care financing in times of high inflation”. Testo su cui anche il portale d’informazione Quotidiano Sanità ha sviluppato un’interessante rilettura, che riproponiamo qui.
L’analisi
L’Ocse, come detto, si interroga su come poter garantire il mantenimento di livelli adeguati di risorse per la sanità in vista di possibili nuove emergenze sanitarie ma anche per far fronte alle liste d’attesa accumulatesi per prestazioni sanitarie non Covid, a fronte dell’attuale situazione di incertezza economica caratterizzata da una forte inflazione e dalle incertezze conseguenti al perdurare della guerra in Ucraina.
Tra i passaggi più significativi, sottolinea Ocse, c’è il fatto che la guerra della Russia contro l’Ucraina, la crisi energetica e le pressioni inflazionistiche hanno fatto scendere la sanità nella scala delle priorità nel dibattito pubblico. Quali opzioni rimangono dunque aperte ai governi per finanziare la futura spesa sanitaria? Finora, riassume l’Ocse, nel dibattito pubblico sono state avanzate varie ipotesi di soluzioni, non sempre alternative tra loro.
1 – Aumentare la spesa sanitaria senza incidere su altri comprati di spesa, facendo quindi aumentare l’onere complessiva della spesa pubblica: ipotesi considerata dall’Ocse non percorribile per molti Paesi con un debito e una spesa pubblica già elevati.
2 – Mantenere costante la spesa pubblica complessiva ma aumentare solo la dotazione per la sanità.
3 – Rivalutare i confini tra spesa pubblica e privata: in caso di mancata disponibilità di ulteriori risorse pubbliche per far fronte alle future esigenze di spesa sanitaria, l’Ocse indica anche la via alternativa di far fronte a parte dei servizi con la spesa privata. In quasi tutti i paesi, sottolinea l’Ocse, la quota spesa sanitaria pubblica è aumentata con l’inizio della pandemia. Tuttavia, la questione su “cosa finanziare” con le risorse pubbliche non si limita al contesto della pandemia. Per l’Ocse si tratta infatti di “una questione più ampia” che dovrebbe considerare la stessa ridefinizione del “paniere” di prestazioni e servizi “rimuovendo quelli non più appropriati o che non aggiungo valore”.
L’Ocse segnala poi che ormai in molti paesi è aperto il dibattito per introdurre o aumentare il ricorso alla compartecipazione alla spesa per attività sanitarie specifiche e che sono sempre più frequenti i casi in cui i pazienti scelgono di autofinanziarsi le cure piuttosto che rimanere nelle lunghe liste di attesa causate dal COVID-19.
Tuttavia, rileva l’Ocse, qualsiasi taglio sul paniere di prestazioni e servizi sarebbe politicamente impegnativo nel clima attuale anche perché potenzialmente si andrebbero a colpire più duramente quei gruppi di popolazione già alle prese con bollette energetiche elevate e più colpiti dall’aumento del costo della vita.
Anche eventuali ticket diretti aggiuntivi possono rappresentare un onere finanziario eccessivo portando a un ulteriore impoverimento o a un aumento del bisogno insoddisfatto di assistenza sanitaria, che potrebbe aggravare ulteriormente disuguaglianze.
Ma, detto questo, alla lunga, afferma l’Ocse, “un dibattito sulla rivalutazione dei confini tra pubblico e privato in sanità sarà inevitabile avviarlo in molti paesi” perché in presenza di budget limitati non tutti gli interventi potranno continuare a essere finanziati dalla spesa pubblica e una “discussione strategica” su quali debbano essere le cose comunque da garantire rispetto a quelle non indispensabili sarà prima o poi inevitabile.
4 – Avviare politiche di spending review tagliando le spese inutili: secondo l’Ocse questa è una delle vie da intraprendere in tempi di turbolenze politiche ed economiche, coinvolgendo l’opinione pubblica e i decisori politici in una strategia che colleghi i progetti di investimento su quelle aree essenziali per garantire una maggiore resilienza dei sistemi sanitari a politiche efficaci per tagliare la spesa sanitaria inutile o inappropriata.