In Piemonte, con focus specifico nell’alessandrino, continua da parte dei Referenti territoriali di Confcommercio Salute, Sanità e Cura l’importante azione di monitoraggio della grave crisi relativa al Settore Residenziale socio-sanitario, in particolare ma non esclusivamente, per ciò che riguarda le Residenze Sanitarie Assistenziali.
“Come già più volte affermato pubblicamente – sottolineano Alfredo Fracchia e Fabio Tirelli, Referente per Regione Piemonte e Referente nazionale per i Progetti Domiciliari di Confcommercio Salute – la crisi del Settore deriva fondamentalmente da tre con-cause strettamente intrecciate fra di loro.
L’avvio e lo sviluppo della pandemia Sars Covid19 che negli ultimi tre anni ha causato la ripetuta e severa sospensione delle attività nelle Strutture Residenziali sia dal punto di vista del blocco degli ingressi e degli Ospiti e delle visite dei loro famigliari, che dal punto di vista dell’aggravarsi consequenziale dei costi gestionali per l’aumentato utilizzo di presidi sanitari e di attività socio-sanitarie ed infermieristiche.
Più recentemente un severo aumento dei costi di gestione delle Strutture stesse a causa della bolletta energetica e di un processo inflazionistico estremamente accentuato e unico degli ultimi trent’anni per gravità.
La mancanza assoluta, e questo è il fatto forse più grave dei precedenti, di un piano globale di intervento pubblico nei confronti delle fragilità della Terza e Quarta età, che ha visto contemporaneamente ridursi le disponibilità della rete ospedaliera a favore delle patologie geriatriche, la assoluta insufficienza delle attività domiciliari e, fatto forse ancor più grave, il mancato potenziamento degli inserimenti nelle Strutture RSA accreditate di pazienti che potessero usufruire dell’integrazione retta prevista per il 50% dei costi complessivi.
Non ripetiamo che purtroppo la crisi della residenzialità socio-sanitaria, per lo meno in Provincia di Alessandria, non ha visto alcun tipo di ristoro da parte della Regione Piemonte, esclusi interventi episodici avvenuti per alcune realtà e non per tutte a fine 2021: siamo a conoscenza, almeno dal punto di vista dell’enunciazione formale, del piano pluriennale di sostegno alla domiciliarità e alla residenzialità con l’utilizzo dei Fondi Sociali Europei destinati in origine a diverse tipologie di investimenti, ma a tutt’oggi non abbiamo ancora notizie della sua applicazione, che auspichiamo.
Purtroppo la sommatoria di questi fattori ha causato alcuni danni al Sistema Salute/RSA ormai difficilmente recuperabili”.
L’analisi prosegue: “Attualmente risulta, per chiusura di strutture RSA accertate, la perdita di almeno 300 posti letto su circa 6200 complessivi. Lo stato di crisi dichiaratamente formalizzato riguarda per lo meno oltre 1000 posti letto in Provincia, con un decremento di utilizzo degli stessi pari al circa 50% (per un mancato utilizzo di circa 500 posti letto).
La perdita pertanto di circa 800 posti letto funzionanti ha inevitabilmente comportato la riduzione, compreso l’indotto, di circa 400 unità lavoro, soprattutto nelle categorie meno tutelate e meno specializzate, con una sensibile riduzione del fatturato complessivo del Settore non inferiore tendenzialmente ai 20.000.000 di euro all’anno.
Questa congerie di fatti comporta l’evidente crisi del Settore, e che vede ridotta nella sola Provincia di Alessandria di circa il 12% la sua operatività concreta, con conseguenti danni ai potenziali Ospiti non accolti, alle loro famiglie e ai lavoratori interessati; il tutto aggravato da un aumento ormai strutturale dei costi di gestione del singolo posto letto, che le stesse Organizzazioni Nazionali di settore e le Associazioni di auto tutela degli anziani e delle famiglie fragili indicano in circa 450 euro al mese, che le famiglie stesse, vista anche la crisi globale, non sono in grado di sostenere.
Certamente alcune fragilità di sistema preesistono alla crisi Sars Covid19, quali la presenza di troppe Strutture di scarsa dimensione, di realtà in cui non sono stati fatti gli adeguati lavori di modernizzazione e ad alcuni errori gestionali che come Associazioni datoriali, per onestà intellettuale, riconosciamo. Ciò non toglie che senza l’intervento organico e sistematico, che preveda un vero e proprio piano industriale territoriale e che veda coinvolti tutti i settori, Associazioni datoriali, Organizzazioni Sindacali, Enti pubblici fornitori di servizi, Enti di regolamentazione e controllo e Istituti Bancari, sarà praticamente impossibile restituire alla collettività un patrimonio di servizi assolutamente indispensabile, soprattutto oggi in cui la rete ospedaliera in grave sofferenza non riesce a fornire risposte adeguate in temi di prese in carico e assistenza degli anziani malati, costretti spesso a inserimenti anche impropri nelle nostre Strutture, in carenza anche di strumenti normativi quale l’applicazione massiccia nelle RSA dei ricoveri di sollievo a carico del Servizio Sanitario Nazionale, attualmente quasi esclusivamente in appannaggio alle Cliniche Private e a pochi Istituti “privilegiati”.
Il quadro viene ulteriormente aggravato in particolare dalla difficoltà delle Strutture Pubbliche di Settore nell’adeguarsi a modelli operativi e gestionali estremamente performanti: questo fatto inequivocabile ha causato in Province a noi vicine danni gravissimi con la chiusura di Istituti pubblici storici di enorme valore e utilità.
Vogliamo concludere ricordando che le patologie attualmente seguite nelle RSA vedono un acuirsi costante delle malattie a carattere neuro-degenerativo, fatto che da solo comporterebbe un potenziamento delle attività sanitarie interne alle Strutture e che risulta assolutamente impossibile senza sostegno pubblico, a fronte anche di una carenza oggettiva di personale infermieristico e medico qualificato assorbito quasi interamente dal Servizio Sanitario Nazionale. In questo quadro per alcuni versi desolante, si possono notare alcune esperienze e progetti di estrema qualità che non mancano anche nel nostro Settore: purtroppo allo stato della Normativa vigente l’accesso diretto delle Strutture Residenziali private ai fondi del PNRR è impossibile senza la mediazione dei Comuni, che riteniamo possano e debbano essere i veri protagonisti di un piano industriale di Settore che noi auspichiamo e per certi versi invochiamo”.