Poca formazione universitaria e aggiornamento professionale, difficoltà nel garantire l’accoglienza e i servizi per le persone con disabilità intellettiva, disturbo dello spettro autistico e altre disabilità del neurosviluppo. Questo il quadro dell’Italia fornito dall’indagine del progetto PASFID (Psicopatologia – Avanzamento della valutazione dei Servizi e della Formazione in Italia per la persona con Disabilità dello sviluppo), di cui l’Istituto Superiore di Sanità è partner in collaborazione con altri enti e associazioni di settore con l’Osservatorio Nazionale Autismo.
Innanzitutto, cos’è la disabilità intellettiva? Si tratta di un disturbo con esordio nel periodo dello sviluppo che comprende deficit del funzionamento sia intellettivo che adattivo negli ambiti concettuali, sociali e pratici. Perchè possa essere diagnosticata una condizione di disabilità intellettiva, è necessario che siano soddisfatti tre criteri:
- Deficit delle funzioni intellettive, ovvero ragionamento, problem solving, pianificazione, pensiero astratto, capacità di giudizio, apprendimento scolastico e apprendimento dall’esperienza;
- Deficit del funzionamento adattivo, che porta al mancato raggiungimento degli standard di sviluppo e socioculturali di autonomia e di responsabilità sociale;
- Esordio dei deficit intellettivi e adattivi durante il periodo dello sviluppo. L’età e le caratteristiche dell’esordio dipendono dall’eziologia (causa) e dalla gravità della menomazione della struttura e/o delle funzioni cerebrali.
Secondo lo studio, Disabilità Intellettiva (DI) e Disturbo dello Spettro Autistico (DSA) riguardano circa il 2% della popolazione. Una percentuale più alta quindi di quella relativa alle persone con disturbi mentali più conosciuti, come la schizofrenia. Più della metà delle persone con DI e DSA hanno poi difficoltà di comunicazione della propria sofferenza psichica. Circa il 44% delle persone con DI/DSA presenta almeno un disturbo psichiatrico nell’arco della vita, il 21% ne presenta 2 contemporaneamente e l’8% 3. Stimato anche un 15-25% di comorbilità nascosta.
Ma come risponde l’Italia a tale situazione? L’indagine del progetto PASFID è stata condotta attraverso mappature della letteratura, ricognizioni desk, indagini CAWI e interviste a studenti, docenti universitari, direttori e utenti di dipartimenti di salute mentale. Dall’analisi è emerso come in Italia i corsi di laurea in medicina e di specializzazione in psichiatria non includano le problematiche di salute mentale di questa popolazione specifica. Secondo lo studio, la disposizione attuale degli psichiatri e degli specializzandi in psichiatria verso le problematiche della Disabilità Intellettiva/Disturbo dello Spettro Autistico (DI/DSA) risulta gravemente limitata. La maggior parte degli intervistati lamenta una grave mancanza di conoscenze e di strumenti terapeutici ed esprime preoccupazione rispetto alla possibilità di lavorare nel settore.
Più della metà degli psichiatri operanti sul territorio si definisce incapace o indisponibile alla presa in carico di persone con DI/DSA e problemi di salute psichica. Risultano alterate anche le procedure che indirizzano le persone con bisogni verso i servizi specialistici, già dalle capacità di valutazione del medico di medicina generale, al quale non è dedicata alcuna formazione sulle modalità di comunicazione e sulle peculiarità cliniche di questa popolazione.