Caldo record, cambiamenti climatici e salute a rischio: due report sull’emergenza

Stiamo vivendo un’estate molto complicata sotto il profilo climatico: temperature record, siccità e incendi mostrano con grande evidenza un collasso rapidissimo degli ecosistemi. Inoltre, il cambiamento climatico sta danneggiando pesantemente la salute delle persone. Servono dunque interventi urgenti.

Il report di Istituto Negri e Cattolica

L’allarme è stato lanciato dal report “Il cambiamento climatico in Italia: l’impatto sulla salute umana e i processi di adattamento” realizzato dall’Italian Institute for Planetary Health (IIPH), nato nel 2019 dalla collaborazione tra l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri Irccs e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Uno studio che fotografa lo scenario italiano alla luce del documento “Climate Change Is A Health Crisis” e che evidenzia come l’impatto dei cambiamenti climatici sia fortemente dannoso per la salute e il benessere umano, soprattutto in Italia.

Le malattie sensibili al clima comprendono circa il 70% dei decessi globali, di cui quelle cardiovascolari costituiscono la percentuale maggiore (il 32,8%). Inoltre, quello dei cambiamenti climatici è un tema che tocca da vicino anche le abitudini alimentari dei cittadini. L’impatto del cambiamento climatico sulla salute è peraltro in via di peggioramento e colpisce in modo schiacciante le comunità svantaggiate ed emarginate, aggravando disuguaglianze sanitarie già esistenti.

Anche i numeri legati all’ambiente sono allarmati e sono confermati dal dato sempre più preoccupante legato alle vittime per i disastri climatici, che in Europa ha superato il numero di 650mila casi negli ultimi 50 anni.

Il clima ha effetti enormi anche su malattie infettive ed epidemie e causa effetti sulla salute mentale. L’Italia, al centro del Mediterraneo, è considerato un hot-spot climatico, area che si sta riscaldando più rapidamente di altre, facendo osservare variazioni importanti nei valori medi e nella variabilità inter-annuale di temperatura e precipitazione. Uno studio condotto sulla popolazione residente nell’hinterland bolognese ha notato che per ogni 1 °C sopra i 24 °C, la mortalità tra le persone senza disturbi mentali è aumentata dell’1,9%, mentre tra gli utenti dei servizi di salute mentale, la mortalità è aumentata del 5,5%.

L’allarme del Sima

Il collasso degli ecosistemi non sarà graduale ma repentino, senza darci il tempo di dibattere per altri decenni quando sarà il caso di abbandonare le fonti fossili che sono causa delle emissioni climalteranti, con effetti disastrosi sul clima e sulla salute delle popolazioni.

E’ quanto affermano gli esperti della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA). “L’aumento delle temperature estive, con l’allungamento dei periodi torridi (una volta limitati alle prime tre settimane di Agosto), è causa di incendi, ma anche di anomala invasione d’insetti quali zecche, cavallette e zanzare tigri – spiega il presidente Alessandro Miani – In questo contesto, insieme all’inesorabile deforestazione del pianeta, all’estinzione di numerose specie viventi e a una sempre minore biodiversità, vanno emergendo e diffondendosi nuove epidemie, malattie e zoonosi trasmesse da vettori (insetti, animali o pesci) che talora colonizzano nuovi habitat e aree dove non erano precedentemente presenti”.

“A ciò si abbina un’anomala distribuzione delle precipitazioni (in riduzione entro una forbice compresa tra il 10 e il 60%), che prendono sempre più spesso la forma di eventi estremi concentrati in autunno-inverno, talora associati ad uragani mediterranei: 60 negli ultimi 40 anni, ma con previsioni di 3 nuovi eventi annui” – aggiunge Miani.

Lo scioglimento dei ghiacciai e la conseguente siccità è qualcosa di molto più che un campanello d’allarme – avvertono gli esperti SIMA – Forse non ci rendiamo conto pienamente che il punto di non ritorno sta per essere raggiunto. La crisi energetica in atto rende più difficile abbandonare i combustibili fossili, ma un’inversione della rotta resta indispensabile e indifferibile.

“Come SIMA condividiamo la linea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui qualsiasi azione che vada nella direzione di ridurre le emissioni climalteranti è da considerarsi anche un positivo intervento di sanità pubblica e chiederemo al prossimo Governo di rimettere al centro del nuovo programma il rispetto degli Accordi di Parigi sottoscritti dall’Italia e nell’ambito della Zero Pollution e Forest Strategy europee, a cominciare dal lancio di una grande e capillare campagna di riforestazione da realizzarsi senza ritardi da parte di Regioni e Comuni. L’obiettivo di medio termine dovrebbe essere quello di piantare 350 miliardi di alberi nel mondo per ridurre del 10% la CO2 a livello globale” – conclude Miani.

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