Pandemia e lockdown, in anziani depressi memoria invecchiata di 6 anni: lo studio

Prima ancora dell’avvento del Covid, grande importanza dal mondo scientifico veniva attribuita alla tutela e alla stimolazione costante della memoria nei soggetti anziani. Un argomento oggi reso ancor più rilevante dalla pandemia e dal conseguente lockdown. Nonostante un graduale ritorno alla normalità grazie ai vaccini, non vanno dimenticati gli effetti dell’isolamento sociale. La pandemia ha impattato sulle diverse fasce della popolazione con intensità diversa. In particolare, sui soggetti psicologicamente fragili l’effetto negativo è stato sensibilmente maggiore: le persone anziane che hanno vissuto il primo anno di Covid con ansia e stati depressivi, hanno subito un declino della memoria a breve termine simile a quello che si riscontra in sei anni di invecchiamento, e un declino dell’attenzione pari a cinque anni di invecchiamento.

Lo ha sottolineato una ricerca dell’Università di Exeter e del King’s College London. I ricercatori sono partiti da uno studio online chiamato Protect, che ha fornito informazioni su 6300 persone di età superiore ai 50 anni, in merito allo stile di vita, alla salute mentale e all’efficienza delle funzioni del cervello, misurate attraverso vari test cognitivi. I dati hanno fatto riferimento al periodo 2019-2020, ovvero tutta la prima fase della pandemia.

I test hanno rilevato cali di memoria e attenzione in coloro che avevano valori medi o alti di depressione o ansia: “È probabile che i fattori determinanti siano stati i lunghi periodi di lockdown e l’impatto senza precedenti del degrado della salute mentale causato dalla diffusa preoccupazione nel corso della pandemia – spiega l’autrice principale Helen Brooker – È importante comprendere meglio queste dinamiche in modo da riuscire a sviluppare strategie efficaci per supportare le persone e salvaguardare la salute mentale e del cervello nel caso di future pandemie”.

 

 

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