Vaccino, via libera alla dose unica per chi è guarito dal Covid: le linee guida

Via libera alla somministrazione di un’unica dose di vaccino per i soggetti che abbiano contratto in precedenza il Covid e siano guarite. A stabilirlo è una circolare del 3 marzo 2021 firmata dal direttore della Prevenzione, Gianni Rezza. La circolare specifica tuttavia che la seconda iniezione sarà indispensabile per soggetti che presentino condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici.

Si legge nella circolare che “è possibile considerare la somministrazione di un’unica dose di vaccino anti-Covid nei soggetti con pregressa infezione (decorsa in maniera sintomatica o asintomatica), purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dalla documentata infezione e preferibilmente entro i 6 mesi dalla stessa. Ciò non è da intendersi applicabile ai soggetti che presentino condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici. In questi soggetti, non essendo prevedibile la protezione immunologica conferita dall’infezione da SARS-CoV-2 e la durata della stessa, si raccomanda di proseguire con la schedula vaccinale proposta (doppia dose per i tre vaccini a oggi disponibili)”.

La circolare inoltre specifica: “Poiché l’informazione relativa a una pregressa infezione da Covid viene raccolta al momento della vaccinazione attraverso un modello di autocertificazione, si raccomanda di raccogliere, ogni qualvolta disponibile, evidenza di documentata infezione da SARS-CoV-2. In assenza di questa evidenza di positività al tampone, si raccomanda che l’informazione anamnestica relativa a una
pregressa infezione venga raccolta nel modo più completo e dettagliato possibile”. Come da indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la circolare sottolinea come “l’esecuzione di test sierologici volti a individuare la positività anticorpale nei confronti del virus o di altro tipo di test, non è raccomandata ai fini del processo decisionale vaccinale.

Secondo la circolare, tali raccomandazioni potrebbero essere oggetto di rivisitazione qualora dovessero emergere e diffondersi varianti di SARS-CoV-2 connotate da un particolare rischio di reinfezione.

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