Salute della donna e medicina di genere: il punto sul tema a livello nazionale

La Giornata Nazionale della Salute della Donna, che ogni anno si tiene il 22 aprile, è l’occasione ideale per approfondire una tematica importante sul fronte della salute e della sanità. Un concetto tutto sommato recente nel Sistema Sanitario Nazionale ma di cui si discute da anni. Collegandoci alla salute della donna parliamo quindi di Medicina di Genere, una branca della medicina che studia le differenze biologiche e socioculturali tra uomini e donne e l’influenza di questi fattori sullo stato di salute e di malattia, nonché sulla risposta alle terapie.

Il tema della medicina di genere è tornato a smuovere il dibattito fra le ampie sfere del sanitario e sociosanitario soprattutto da giugno del 2019, quando il Ministero della Salute ha adottato il Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere nel Sistema sanitario nazionale. A due anni di distanza, è necessario tornare sull’argomento verificando lo stato dell’arte della medicina di genere, a maggior ragione dopo lo scoppio della pandemia da Covid: quanto è diffusa oggi la medicina di genere sul territorio nazionale e regionale? Fino a che punto è stata messo in pratica il Piano del Ministero della Salte?

Parlare di Medicina di Genere ha ancora più senso nella Giornata Nazionale della Salute della Donna, poiché la salute delle donne rappresenta il paradigma dello stato di salute dell’intera popolazione. Eppure ancora oggi le differenze tra uomo e donna in termini di salute e di accesso alle cure esistono. In Italia, secondo l’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere, l’8,1 % delle donne ha dei bisogni insoddisfatti per quanto riguarda l’accesso alle visite mediche e l’11% per quanto riguarda le visite dentistiche; gli uomini con queste difficoltà sono invece rispettivamente il 6,2% e il 9,6%.

Oggi occorre sviluppare maggiormente la ricerca di genere. Il motivo lo si ritrova ancora nei dati. Secondo l’Istat, le donne consumano più farmaci degli uomini: nel 2019, al momento dell’intervista di Istat, il 47% delle donne dichiarava di aver assunto farmaci nei due giorni precedenti, tra gli uomini il 39%). Le donne sono anche più soggette degli uomini alle reazioni avverse e sono da sempre paradossalmente sottorappresentate nei trials clinici (sperimentazioni). Inoltre la popolazione femminile viene assimilata a quella maschile per quanto riguarda efficacia e controindicazioni dei farmaci. Con una più diffusa ricerca di genere, si potrebbero invece segnalare le differenze di assimilazione e di risposta dell’organismo femminile rispetto a quello maschile.

Nonostante i dati dimostrino come oggi il Covid colpisca di più gli uomini rispetto alla donne, sappiamo che, in generale, le donne si ammalano di più rispetto agli uomini. Tuttavia un recente studio dell’Horizon 2020 Expert Group della Commissione europea ha dimostrato che le donne sembrano sperimentare più effetti collaterali dei farmaci rispetto agli uomini. Le sperimentazioni sui farmaci e sui vaccini anti-Covid devono quindi includere analisi specifiche per sesso.

Secondo i più recenti dati lstat (2019), il 35% delle donne italiane denuncia uno stato di salute non buono, in lieve aumento rispetto al 2009, contro il 27,3% degli uomini. E al di là delle percezioni soggettive, le donne mostrano anche una maggiore incidenza di malattie croniche: ne soffre il 43,6% a fronte di un 40,9% nella popolazione maschile. Malattie per le quali le donne presentano una maggiore prevalenza rispetto agli uomini sono: le allergie (12,2% contro 11,4%), l’ipertensione (18,5% contro 17,9%), artrosi e artrite (20,8% contro 16%), osteoporosi (13,7% contro 8,1%), disturbi nervosi (5,7% e 4,8%). Anche le patologie cardiovascolari, tradizionalmente considerate «maschili», interessano una quota rilevante della popolazione femminile (3,3%).

 

 

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