Allergie di primavera ai tempi del Covid: uno studio sull’impatto della pandemia

Covid o non Covid, ogni anno puntuale torna la Primavera a regalare a tutti quanti giornate più lunghe, clima più caldo, prime fioriture e con esse anche le prime allergie. Tuttavia, dagli inizi del 2020 i soggetti allergici si trovano giocoforza a fare i conti non solo con allergie respiratorie, disturbo in che colpisce 1 italiano su 2, ma anche con le variabili dettate dalla pandemia in corso. A fare più luce su questo argomento è uno studio promosso da Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica, che ha fatto il punto sul tema insieme al Professor Giorgio Walter Canonica, Direttore del Centro Medicina Personalizzata Asma e Allergologia dell’Istituto Clinico Humanitas Milano.

Innanzitutto, cosa sono le allergie respiratorie? “Le allergopatie o allergie respiratorie – spiega il professor Canonica – sono risposte anomale a generiche sostanze chiamate allergeni in soggetti ipersensibili il cui sistema immunitario reagisce scatenando una serie di reazioni sgradevoli. Nel caso della rinite allergica questa è quasi sempre accompagnata da congiuntivite allergica e per questo si parla anche di rino-congiuntivite allergica”. Secondo lo studio, tra i sintomi più fastidiosi dell’allergia respiratoria spiccano gli starnuti, di cui si lamenta il 51% degli intervistati, seguiti dal fastidio agli occhi (46%), dal naso chiuso (36%), dalla lacrimazione (35%) e dal gocciolamento nasale (31%). Seguono poi tosse (23%) e spossatezza (14%).

Ma come possono convivere allergie respiratorie di primavera e Covid? Qual è l’impatto della pandemia sulle allergie di primavera? Come cambia l’impatto tra allergie indoor e outdoor? Esiste un’automedicazione responsabile quando si parla di allergie di primavera?

Allergie e Covid: quale correlazione?

Chi soffre di forme di allergia ne è vittima un po’ ovunque, sia all’aria aperta che in casa, anche in considerazione del fatto che almeno il 75% dei pazienti con più di 18 anni è poli sensibile e cioè risente dell’azione di più allergeni. Alla luce della pandemia in atto, c’è una buona notizia per i soggetti allergici che – sottolinea Canonica – si sono dimostrati essere meno sensibili all’infezione da parte del Coronavirus”. Questo perché “il meccanismo immunologico che determina l’allergia ha un effetto di diminuzione dei recettori per il Coronavirus sulle cellule delle mucose respiratorie. Questo però non implica un’esenzione dall’uso della mascherina e dalle altre pratiche volte a proteggersi dal virus da parte dei soggetti che soffrono di rinite allergica. Anzi, l’uso delle mascherine si è dimostrato efficace come barriera meccanica per una minore inalazione di pollini, e quindi a un minor fastidio per i soggetti allergici all’aperto”.

In aumento le allergie indoor a causa della pandemia

È indubbio come, trascorrendo più tempo in casa a causa delle restrizioni, sia aumentata l’esposizione a polveri e umidità. Secondo il professor Canonica, “Passiamo molto più tempo in ambiente confinato (indoor) di quanto non facessimo precedentemente. Questo è stato accentuato dalla pandemia, con un aumento dell’esposizione agli allergeni in ambiente domestico, quali acari o certe muffe. Negli ultimi anni abbiamo osservato un incremento delle allergie indoor in parte ascrivibile alla convivenza con alcuni animali domestici (prevalentemente gatti e poi cani) che non aiutano i soggetti che soffrono di allergie respiratorie e che possono indurre alla rinite allergica”.

Di contro, il minor tempo trascorso all’aria aperta si traduce in una ridotta esposizione ai pollini, diminuita anche dall’uso delle mascherine. Inoltre, le restrizioni imposte con forme differenziali di lockdown hanno segnato un abbassamento dei livelli di inquinamento: “Questo – afferma il professore – ha portato a una conseguente diminuzione dell’insulto alle mucose delle vie respiratorie derivante dalla qualità dell’aria: un altro fattore positivo per chi soffre di allergie respiratorie, anche se potrebbe essere soltanto una situazione temporanea”.

Le contromisure da adottare per le allergie fuori casa sono poche in realtà, perché queste variano in funzione del clima. Le poche accortezze – oltre alle mascherine – sono quelle di evitare di uscire nelle prime ore del giorno, quando la pollinazione è più intensa, e se ci si sposta in auto, è opportuno ricordarsi di pulire i filtri per limitare l’esposizione. In casa invece si possono mettere in pratica comportamenti in grado di fare la differenza: areare spesso l’abitazione e nei giusti momenti della giornata per bilanciare i livelli di umidità, pulire frequentemente e a fondo per eliminare più possibile polvere, acari e pollini che si depositano soprattutto su moquette e tappeti sono azioni efficaci per migliorare la qualità di vita di un allergico.

Allergie e automedicazione: come curarsi in modo responsabile

Per gli allergici è importante far ricorso a farmaci di automedicazione (potete riconoscerlo grazie al bollino rosso che sorride sulla confezione) come gli antistaminici, da assumere per via orale o topica nasale, o spray antiallergici che possono essere utilizzati nel trattamento del raffreddore da fieno con azione decongestionante. Il professor Canonica raccomanda l’uso di antistaminici di seconda generazione, che non danno sonnolenza: non avendo effetti sedativi, questi farmaci sono in grado di garantire una buona performance lavorativa e scolastica, permettendo lo svolgimento delle normali attività quotidiane.

Infine, è importante ricordare che tutti questi farmaci devono essere utilizzati con moderazione e per periodi limitati nel tempo. Il professore ricorda che “è fondamentale continuare con la terapia anche durante la pandemia, consultando il medico tramite la telemedicina in caso di bisogno e, qualora, oltre ai sintomi tipici della manifestazione allergica sopraelencati, si presentassero anche febbre, tosse secca, difficoltà respiratorie, fatica, e perdita del gusto e dell’olfatto, per valutare una possibile infezione da Covid”.

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