Covid e perdita dell’olfatto: perché avviene e come curarla? Gli studi a riguardo

È uno dei primi “campanelli d’allarme” legati all’infezione da Covid-19: la perdita dell’olfatto, secondo la dottoressa Rachel Batterham della University College London, autrice di uno studio pubblicato sulla rivista Plos Medicine, si può presentare anche in assenza di febbre e tosse. Va dunque considerato tra i principali sintomi del Covid a livello globale, ma anche il più duraturo in grado di permanere ben oltre la guarigione.

Ma cos’è la perdita dell’olfatto? Qual è la causa scatenante? Perché avviene quando si contrae il Covid? Esistono cure o rimedi? La perdita dell’olfatto in medicina ha un preciso termine scientifico: si chiama anosmia, conosciuta e studiata anche prima dell’avvento del Covid. Si tratta della perdita totale della capacità di percepire gli odori, diversa dalla disosmia, che invece provoca una disfunzione della capacità olfattiva senza perdita totale. Ma tale disagio non è solo causato dal Coronavirus: la perdita totale dell’olfatto può infatti derivare da un trauma cranico, dalla malattia di Parkinson, dalla malattia di Alzheimer e da alcune neoplasie cerebrali.

Diversi studi hanno cercato di rintracciare una correlazione più precisa tra il Covid e la perdita dell’olfatto. Uno studio dell’IRCCS Galeazzi di Milano sottolinea il potenziale neurotrofico del virus: «Come tri coronavirus spiega il dottor Briguglio, ricercatore della direzione scientifica dell’Istituto anche il SARSCoV2 ha le caratteristiche per attaccare il tessuto nervoso. Le particelle virali potrebbero facilmente raggiungere alcuni importanti centri di controllo tra cui il cervello e il tronco encefalico, risalendo a ritroso attraverso assoni periferici o infiltrandosi nello spazio tra i neuroni. Alcune complicanze respiratorie potrebbero essere associate proprio a questo tipo di danni diretti sul sistema nervoso, a livello delle strutture centrali che regolano il riflesso respiratorio integrato con la rete neurale polmonare. Anche se non sappiamo ancora come il virus abbia accesso alla circolazione sistemica, è probabile che la sua proliferazione inizi a livello della mucosa olfattiva, annoverando quindi i disturbi dell’olfatto tra i possibili sintomi riconducibili ad una infezione da Covid19».

Nonostante la anosmia sia conosciuta da tempo, la pandemia da Covid ha senza dubbio stimolato nuovi studi in questione. Secondo lo Scientific American, circa l’80% delle persone colpite dal Covid subisce danni almeno di lieve entità alla capacità di sentire odori e sapori. Secondo la dottoressa Jane Parker dell’Università di Reading, le persone che recuperano l’olfatto in tempi rapidi sono quelle che hanno subito un’infiammazione locale, che ha colpito la parte del naso che permette di sentire gli odori. L’infiammazione fa sì che la fessura olfattiva venga ostruita dal rigonfiamento del tessuto e dal muco, impedendo agli odori di raggiungerla.

In alcuni casi, però, i danni all’olfatto possono essere di lunga durata. Questo perché l’infiammazione è stata talmente aggressiva da causare un danno ai tessuti o ai nervi, rendendo molto più lento il recupero. Secondo uno studio condotto in Italia a novembre 2020, tra i pazienti che sono guariti dal Covid il 49% ha già recuperato il senso dell’olfatto, il 40% ha avvertito miglioramenti, mentre il 10% segnala come la perdita sia persistente e stia ormai durando da mesi.

I questi casi la terapia dell’odore, sebbene non sia riconosciuta come cura dell’anosmia ma piuttosto come una tecnica di supporto, può aiutare i pazienti a recuperare lentamente l’olfatto perduto a causa del virus. Sul sito web dell’Istituto Superiore di Sanità si parla dell’importanza di un trattamento di rieducazione (training) al riconoscimento degli odori come aiuto nel ritrovare il proprio senso dell’olfatto, assieme all’uso di cure più specifiche come antibiotici o cortisonici in caso di infezioni.

A raccontare il crescente interesse per la terapia dell’olfatto in un’intervista rilasciata a Business Insider è stata la dottoressa Chrissi Kelly, fondatrice di una ong inglese che aiuta le persone che soffrono della perdita dell’olfatto. La terapia dell’odore richiede di lavorare con quattro oli essenziali, ovvero rosa, limone, chiodi di garofano ed eucalipto (ma posso essere cambiati con altri odori, come quello del caffè o di altre spezie) per stimolare e riattivare i neuroni del naso, responsabili dell‘olfatto. Ciascun flacone contenente l’essenza dovrebbe essere annusato per un massimo di 20 secondi, due volte al giorno, per un minimo di quattro mesi.

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