Pandemia archiviata ma i fragili vanno ancora protetti: il punto nel convegno AIP

Ci sono un milione e 200mila pazienti con fragilità severa in Italia, in alcuni di loro il sistema immunitario non riesce a difendersi efficacemente da virus e infezioni. Il virus SARS-CoV-2 quindi è ancora un rischio concreto per chi ha un sistema immunitario compromesso o una immunodeficienza congenita e non gode della stessa risposta in termini di protezione vaccinale della popolazione generale.

Pazienti, clinici e istituzioni si sono confrontati sul punto durante il Convegno “Fragili! Proteggere con cura… Covid e infezioni virali, pericolo scampato?” realizzato dall’Associazione AIP OdV. Per loro, in caso di sintomi riconducibili alla Covid-19, è necessario accelerare i tempi della diagnosi tramite un tampone, e avviare al più presto la terapia con antivirali o anticorpi monoclonali. Questi ultimi, sono un’opzione concreta per i soggetti fragili in politerapia o che non possono assumere antivirali, grazie all’assenza di interazioni farmacologiche. L’obiettivo di queste terapie è quello di bloccare l’ingresso del virus prima che riesca ad entrare nella cellula ospite.

Per le persone con fragilità, in caso di sintomi riconducibili alla Covid-19, è necessario accelerare i tempi della diagnosi, eseguendo immediatamente un tampone e avviare al più presto la terapia con antivirali e anticorpi monoclonali”, ha spiegato Federico Perno, Direttore di Microbiologia Clinica e Diagnostica di Immunologia Ospedale Bambin Gesù di Romail virus cambia continuamente e il fatto che la diffusione sia stata contenuta dalla vaccinazione non significa che non sia più rischioso, specialmente per alcune categorie di persone. La fragilità interessa un terzo della popolazione, non solo anziana. Basti pensare che la stessa influenza, che non gode della stessa attenzione, provoca tantissimi decessi ogni anno. Valutare il coefficiente di rischio di ogni paziente e prendere le opportune precauzioni per salvaguardarli è obbligatorio”.

Mentre l’andamento del Covid-19 ci racconta di una normalizzazione e l’OMS ha dichiarato la fine della pandemia, per alcuni le malattie virali rimangono un elemento di allerta. In Italia, infatti, si contano ancora circa 30 morti al giorno per infezioni SARS-CoV-2.

Per l’Associazione AIP OdV le istituzioni sanitarie, ed in particolare le Regioni, e la politica devono facilitare la conoscenza, tramite informazione e comunicazione dedicata e multicanale, e interventi che semplifichino il percorso di accesso alle terapie.

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