Il Covid prima e dopo il vaccino, dal crollo dei contagi alla telemedicina: il report di Altems

Dimezzati i contagi da Covid in 6 settimane, segno di una campagna vaccinale sempre più rapida ed efficace. Ad aumentare, per fortuna, sono invece le iniziative di telemedicina, soprattutto quelle dedicate ai pazienti non-Covid. Questi, in estrema sintesi, i risultati incoraggianti degli ultimo report settimanale di Altems, Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari. Uno scenario ben diverso rispetto a novembre del 2020 quando l’Italia affrontava, in assenza di un vaccino, una fase difficile e delicata sul fronte socio-sanitario. Proprio in quel periodo, Confcommercio Salute aveva intervistato il dottor Americo Cicchetti, di rettore di Altems, identificando le maggiori criticità che il Paese si accingeva ad affrontare.

Oggi, alle porte di giugno 2021, torniamo sull’argomento aggiornando i dati di uno scenario migliore per l’Italia. Lo facciamo ancora in compagnia del dottor Chicchetti, direttore di Altems.

Dottor Cicchetti, volendo ricercare gli highlights essenziali del biennio aprile-maggio 2021, quali sono i dati su cui è necessario soffermarsi?
«Soprattutto all’inizio della pandemia, abbiamo potuto osservare una certa “liberazione” e rafforzamento della telemedicina. Il momento migliore lo si è potuto riscontrare tra marzo e giugno del 2020, a cui ha fatto sèguito un periodo di stasi. Fino ad aprile/maggio 2021, dove invece abbiamo visto ripartire questo trend positivo per le iniziative di telemedicina. Ciò è dovuto anche al fatto che la telemedicina sia uno degli elementi portanti della missione 6 del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Sono state avviate anche diverse sperimentazioni con l’intento di cristallizzarle e implementarle definitivamente grazie ai nuovi fondi che, con molta probabilità, sono messi a disposizione nell’ambito del Recovery Fund. L’aspetto interessante riguarda la maggioranza di iniziative di telemedicina al di fuori della gestione del paziente Covid. Questo è un risultato assolutamente positivo: oggi vi è la necessità di riavviare le attività assistenziali in ambiti diversi dal Covid, che hanno ugualmente sofferto la prima e seconda ondata del virus con ogni variabilità da regione a regione. I pazienti che soffrono di malattie croniche, dai tumori al diabete, dallo scompenso cardiaco fino alla BPCO e HIV, devo essere ripresi in carico dal sistema assistenziale».

Anche per quanto riguarda le iniziative di telemedicina si è creato un divario Nord-Sud?
«Purtroppo sì, il risultato era piuttosto atteso. In termini assoluti, il numero più alto di iniziative sulla telemedicina si trova in Lombardia, con 30 iniziative. Segue il Lazio (25 iniziative), il Veneto, la Toscana. Sorprende, in un certo modo, la Puglia, dove sono state identificate 18 iniziative. Tuttavia, il tema della telemedicina è disconnesso dalla numerosità della popolazione di una regione: non è detto che una regione con più abitanti necessiti maggiormente di iniziative di telemedicina, proprio perchè la telemedicina ha il vantaggio di raggiungere tante persone molto rapidamente».

Dal punto di vista del quadro epidemiologico, quali sono gli aspetti più importanti da sottolineare, anche alla luce di un dimezzamento dei contagi nelle ultime 6 settimane?
«Vediamo un andamento dell’incidenza su 100mila abitanti in decrescita da 6/8 settimane a questa parte, rispetto ai mesi passati: il picco dei contagi lo abbiamo avuto nel mese di marzo 2021 (precisamente nella settimana dal 16 al 21 marzo), con 283 persone infette ogni 100mila abitanti. Oggi siamo sotto le 94 persone contagiate ogni 100mila abitanti (almeno questo ci dicono i dati della settimana dal 4 al 10 maggio). La decrescita è dunque rimasta costante, vediamo cosa accadrà nelle prossime settimane. Senza dubbio la campagna vaccinale sta funzionando, soprattutto se osserviamo il dato sull’età: l’età media delle persone infettate oggi si sta riducendo notevolmente. Tuttavia nelle prossime settimane ci aspettiamo di riscontrare una crescita della circolazione del virus fra i più giovani (tra i 19 e i 40 anni).

Un lavoro puntuale e costante quello di Altems nel raccogliere, elaborare e interpretare i dati di settimana in settimana sul quadro epidemiologico. Tuttavia sono presenti problematiche che possono ostacolare la vostra attività?
«Nel nostro lavoro di raccolta e lettura dei dati, utilizziamo essenzialmente due fonti: utilizziamo i dati pubblici dell’Istituto Superiore della Sanità e Ministero della Salute e cerchiamo poi di integrarli con dati di più difficile reperibilità. Un esempio: il numero di medici e infermieri assunti in questo periodo lo abbiamo costruito potendo fare riferimento unicamente ai vari bandi regionali, analizzando bando per bando. Poter disporre di dati anche inerenti all’offerta dei servizi, ai posti letto chiusi per Covid e altri aspetti di questo tipo sarebbe importante per un’attività come quella di Altems. Altro elemento che ostacola la nostra attività riguarda una mancanza di dati sull’immissione ospedaliera: se il Ministero della Salute li rendesse disponibili (ovviamente anonimizzandoli), potrebbe poi avvalersi dell’aiuto di vari centri di ricerca nella raccolta, elaborazione e presentazione di dati utili ad inquadrare la situazione a livello nazionale. Purtroppo oggi siamo in ritardo rispetto al concetto di “open data”».

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